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Una cascata di luce - 05.04.2008

Dionisio Querques è nato a Stia (AR).
L'amore per la pittura gli è stato trasmesso dalla madre Adelina, artista valente ed affermata. A Milano, all'Accademia di Brera, ha avuto come maestri per il disegno Gianfilippo Usellini e per lo pittura Umberto Vittorin assistente del professore Carlo Carrà.
Nel suo percorso artistico, particolarmente significativi sono stati l'incontro e la frequentazione per molti anni del pittore siciliano Giuseppe Spampinato.
Dionisio Querques vive da anni in provincia di Pavia e ha studio a Lodi.

Querques è un uomo privo di ipocrisie. Tra le cose cui non rinuncia è la sincerità: ad ogni costo. Quindi cerca di essere fedele al suo istinto, alla sua natura. La pittura non fa che rispecchiare questo modo di essere. Essa è nata, si può dire dall'interno, fin da ragazzo, come una modalità di espressione del tutto consentanea. Nessuno sforzo, nessun volontarismo. Del resto lo si capisce bene, ammirando l'assoluta spontaneità della pennellata, la mancanza di pentimenti, la fluidità con cui forrme e colori vengono in evidenza. In questo è giusto definirlo pittore impressionista: seguace di Monet e di tutti coloro (ma quanti sono nella storia della pittura?) che si sono accostati alla natura con purezza di cuore, tesi a trasfondere le fragranti armonie. Naturalmente la pittura è anche un esercizio tecnico: tanto più arduo, talora, quanto più appare estemporaneo. Questo è il segreto degli Impressionisti. Nella pittura di Querques c'è sempre ariosità e freschezza. La tecnica svaria dall'olio, all'acquerello, al pastello. Semmai si nota nel tempo (e il raffronto tra quadri recenti e meno recenti lo rivela) una maggiore freschezza nell'orchestrazione sinfonica del colore. All'inizio l'artista era come intimidito e giocava sui toni poi, preso pieno possesso delle sue qualità interpretative, ha finito per adoperare l'intera tavolozza in una sede di variazioni sciolte e sempre più timbricamente "sonore'.
Carlo Piano (caporedattore de "il Giornale")
SABATO 5 APRILE 2008
Non c'è stata, almeno sino ad oggi, grande e sicura attenzione per la mostra di Dioniso Querques all'Archivio Storico di Lodi. Nulla di strano. A giudicare do certi indizi un certo riscontro non gli è comunque mancato. E di questo il pittore toscano può darsene merito. Scontato che non sempre tutti gioiscono, o possono gioire del successo altrui. Scontato anche che l'arte va comunque avanti, malgrado i calcoli grettamente partigiani e la gran confusione di competenze e gelosie che gli capita di raccogliere in giro.
Querques, dunque vive in provincia di Pavia ed ha studio Lodi. Dietro ha una sicura preparazione, principalmente ricevuta a Brera da Gianflippo Usellini, uno che prima di avere avuto occhio per la pittura, seguì le lezioni di Cecchetti alla Scala. Per chi non lo sapesse, Cecchetti è stato l'ultimo grande classico della danza. Da lui Usellini imparò a fare il mimo. Poi per la gola (il suo amore erano le cotolette e le braciole), abbandonò. Cecchetti consigliava una rigorosa alimentazione. Usellini si buttò in pittura. Come maestro a Querques non ha lasciato molto. Forse il disegno. Ma la pittura, almeno da quanto si capisce oggi, no.
La pittura di Usellini nasceva dalla metafora, poi dal colore. In essa vi mescolava la sua vita, le sue letture, i ricordi d'infanzia, il vero e il falso delle apparizioni. Ecco, forse il sogno. Al sogno, più o meno tutti, siamo abbonati. Querques sicuramente.
"IL CITTADINO DI LODI"
Lo citazione di Usellini, sia chiaro, ha un senso solo come fragranza. La mostra all'archivio non è di quelle che si accettano a occhi chiusi È una mostra che impone separazioni e distinzioni. Sul piano prettamente espositivo, sarebbero bastate la metà delle opere ben selezionate e ben combinate nell'orchestrazione, per far cogliere senza fughe la personalità artistica di un pittore che ha gusto definito e tecnica da vendere.
Una esposizione d'arte (soprattutto quando ospite in spazi pubblici) deve potersi grustif care con lo qualità del messaggio culturale. Che nel caso di Querques noi vediamo attraverso i suoi paesaggi, nella fluidità post-impressionista con cui in essi egli tratta forme e colori. Escluso dunque tutto quel che c'è da escludere, non sfuggono all'occhio meno addestrato modulazioni, accordi, effetti cangianti di lirica autenticità, da richiamare certa pittura di taglio impressionista, senza però la sua maniera analitica e misurata. Volendo può esser citato anche Monet - la citazione di un grande non la si nega a nessuno - ma una cosa va detta, anche per non fare torto a Querques: la cascata scintillante di luci che si coglie nei suoi quadri è sua e solo sua, intendiamo dire è sua personale: e suo è anche il profluvio di toni che rendono strano l'effetto e sorprendente il riverbero di certe rappresentazioni.
Aldo Caserini (critico de "il Cittadino di Lodi")

 

 

Profilo di un amico artista - 21.05.2007

 

A Dionisio QuerquesArtista Toscano con la spiritualità del grande Monet

 

 

Dionisio Querques nasce a Stia (AR) nel 1939, da padre ingegnere e madre pittrice, dalla quale eredita le caratteristiche artistico-creative che saranno le componenti della sua pittura e dei suoi soggetti.
Frequenta i corsi di disegno e pittura a Brera con Gianfilippo Usellini e Umberto Vittorini (assistente alla cattedra del prof. C. Carrà). Apprezzato dirigente presso una grossa azienda bergamasca, pur svolgendo la propria professione con diligenza, Dionisio trova comunque il tempo per dedicarsi alla pittura non dimenticando di essere figlio d'arte, dipingendo soggetti paesaggistici, contadini o figure di contemporanei della terra di Toscana, utilizzando le tecniche impressioniste francesi dell'Ottocento, che da sempre lo hanno affascinato e oggi raggiunge mezzo secolo di dedizione alla pittura.
La genesi artistica di Dionisio è densa di episodi, di "casi esistenziali" filtrati dalla cultura ambientale e dall'educazione accademica. Esaminandola secondo il metro del "genere pittorico", riconducibile a questo o quel filone, sarebbe procedimento senz'altro riduttivo.
C'è, in Dionisio, nel suo rivelarsi come pittore, l'interesse per l'Impressionismo francese dell'Ottocento, che consiste in un'attitudine splendida a fissare la rapidità della sensazione e della visione, sintetizzandola col massimo vigore.
A tutta prima i suoi dipinti si presentano come abbozzi che quasi si vorrebbero definire velocissime preparazioni sulle quali il pittore abbia a più riprese da ritornare con pazienza e con impegno per definire i singoli elementi e le qualità del soggetto.
Le sue vedute, dalle forme confuse, dai tratti appena accennati e dai guizzi di pennellate, parrebbero casuali. Ogni tocco, invece, è preciso e risponde alle esigenze di una definizione dell'oggetto che è contemporaneamente nell'occchio e nella memoria dell'artista.
Vi allontanate di qualche passo ed è una sorpresa: vedrete quei colori organizzarsi in una serie di rapporti cromatici da cui le forme sorgono
con una limpidezza eccezionale. La materia ricca, allettante e colorata incanta lo sguardo e le reminescenze certe, nulla tolgono all'attrattiva di questo pittore.
Se seguiamo le "teorie divisioniste" riusciremo ad arrivare a capire la pittura di Dionisio così come ho accennato precedentemente, all'inizio del paragrafo. Questa tendenza artistica sorta in Italia nel corso del penultimo decennio dell'Ottocento ha operato fino al 1915. I pittori divisionisti che si imposero all'attenzione del pubblico, anche grazie all'opera del "polemista e propagandista" V. Grubicy de Dragon, adottarono un procedimento che "riproduce le addizioni di luce mediante una separazione metodicamente minuta delle tinte complementari".
Così, accostando pennellate di colore complementare si leggerà la risultanza di tale combinazione. Stephane Mallarmé (1876), scrittore e collezionista contemporaneo degli Impressionisti, scriveva: "Quanto ai particolari del quadro, nulla deve essere definito con precisione, perché si deve sentire che la luce splendente illumini il dipinto, o l'ombra trasparente che lo vela, sono colte solo in divenire, nel momento preciso in cui lo spettatore guarda il soggetto rappresentato; questo, essendo composto di un'armonia di luci riflesse e mutevoli, non si può credere sempre uguale a se stesso, ma pal¬pita di movimento, di luce, di vita".
Dionisio Querques esercita la passione pittorica con serietà, con precisione metodica anche nella scelta dei materiali, fino ad ottenere risultati cromatici ed estetici molto ricercati e ottimali.

Lodi, 21 Maggio 2007

Prof. Pier Antonio Manca (già Preside dell'Istituto
Statale d'Arte della Villa Reale di Monza e del
Liceo Artistico Statale di Brera di Milano)